Papa Giovanni Paolo II La Giovinezza.

Papa Giovanni Paolo II

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PAPI E BEATI - PAPA GIOVANNI PAOLO II - LA GIOVINEZZA

IL FRATELLO MEDICO

«Non so addirittura come ringraziare la Divina Provvidenza - diceva il Santo Padre commosso, quando ancora una volta si è trovato a Kalwaria, una delle tappe del suo viaggio pellegrino in Polonia che mi è dato ancora una volta di visitare questo luogo. Kalwaria Zebrzydowska, il Santuario della Madre di Dio, i luoghi sacri di Gerusalemme legati alla vita di Gesù e della Sua Madre, riprodotti qui, le cosiddette 'Stradette'. Le ho visitate molte volte, fin da ragazzo e da giovane. Le ho visitate da sacerdote. Particolarmente, ho visitato spesso il Santuario di Kalwaria da Arcivescovo di Cracovia e da Cardinale. Venivamo qui molte volte, io e i sacerdoti, per concelebrare dinanzi alla Madre di Dio. Venivamo nell'annuale pellegrinaggio d'agosto ed anche nei pellegrinaggi di determinati gruppi nella primavera e nell'autunno. Più spesso, però, venivo qui da solo e, camminando lungo le stradette di Gesù Cristo e di Sua Madre potevo meditare i loro santissimi Misteri, e raccomandare a Cristo, mediante Maria, i problemi particolarmente difficili e di singolare responsabilità nella complessità del mio ministero. Posso dire che quasi nessuno di questi problemi è maturato se non qui, mediante l'ardente preghiera dinanzi a questo grande Mistero della Fede, che Kalwaria nasconde dentro di sé». Il dolore per la scomparsa della cara madre non era ancora sopito quando, tre anni dopo, il 4 dicembre 1932, anche il figlio Edmondo, appena ventiseienne, la seguì nella tomba. Si era contagiato mortalmente di scarlattina settica, durante la sua opera di medico presso l'ospedale di Bielsko. Sulla sua lapide funeraria sta scritto: «La sua giovane vita in sacrificio per l'umanità sofferente». Il caso fece clamore. In un articolo di giornale, intitolato «Un medico muore sul posto di lavoro» si poteva leggere: «Il Dr. Edmund Wojtyla è morto il 4 dicembre, dopo quattro giorni di grave malattia. Dieci giorni prima aveva passato la notte al capezzale di un'ammalata di scarlattina, nel tentativo vano di salvarle la vita. Il contagio da virus fu il suo verdetto di morte». L'articolo continuava poi nella descrizione della figura del giovane medico: «Nato a Cracovia nel 1906 compì, con ottimi voti, gli studi ginnasiali e si iscrisse alla facoltà di medicina a Cracovia. Pur lottando contro le cattive condizioni finanziarie, conseguì la lode in tutti gli esami e giunse alla laurea fra i primi in graduatoria nell'anno . Dopo un breve periodo di pratica nell'ospedale pediatrico di Cracovia, fu assunto in qualità di assistente nell'ospedale di Bielsko dove, quasi dimentico di se stesso, prestava la sua opera con entusiastica dedizione, fino a che non lo ha tradito la perfida malattia. Egli amava arricchire la sua già eccellente istruzione con uno studio continuo ed univa alla sua sapienza le doti di un cuore compassionevole. Per questo era amato da tutti; perché il Dr. Wojtyla era un uomo eccezionale, destinato a divenire un ottimo medico, da cui l'umanità poteva aspettare molto, veramente molto». Al suo funerale vi era molta gente.

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LA CASA VUOTA

La casa di via Koscielna di colpo divenne vuota, terribilmente vuota, proprio negli anni della prima giovinezza di Karol Wojtyla. Nella memoria degli amici è rimasto il ricordo di quel momento, quando al giovane Karol fu data la notizia della morte del fratello: con stupore si sentì dire da quel ragazzo appena dodicenne: «Questa era la volontà di Dio». Ma c'è chi lo vide, in quel triste giorno, seduto su di una panchina con la testa tra le mani. La giovinezza del futuro Giovanni Paolo II era ormai segnata dalla solitudine. Non che il padre, uomo dotato di grande serenità interiore, non lo circondasse di protezione e di tenerezza. Spesso li vedevano insieme durante le passeggiate oppure a pranzare nel ristorante «Da Banas». Il Natale e la Pasqua, poi, li passavano in compagnia della zia paterna che insegnava a Biala. Non senza significato era il fatto che il giovane Karol, un ragazzo robusto e pieno di vita, intelligente e capace nell'organizzarsi nel lavoro, fosse dotato di carattere energico e deciso, reso più saldo da una serena religiosità. Non avrebbe mai ceduto ai colpi del destino avverso, né si sarebbe disperso in una mediocre vita cittadina.

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